Per sradicare la tossica cultura patriarcale del possesso e del controllo sul corpo e sulla vita delle donne bisogna partire dall’educazione al rispetto e all’affettività in tutti i cicli scolastici.
Per sradicare la tossica cultura patriarcale del possesso e del controllo sul corpo e sulla vita delle donne bisogna partire dall’educazione al rispetto e all’affettività in tutti i cicli scolastici.
Ci stringiamo al dolore inimmaginabile della famiglia e degli affetti di Giulia Cecchettin.
Oggi con Taghi Rahmani, giornalista e attivista iraniano, marito di Narges Mohammadi, Premio Nobel per la pace tutt’ora imprigionata dal regime di Teheran che dal 6 novembre ha iniziato lo sciopero della fame.
Taghi Rahmani, ora in esilio, ha passato un terzo della sua vita in carcere: la sua colpa è aver denunciato alla stampa internazionale le ripetute violazioni dei diritti umani in Iran, prendendo parte ai movimenti e alle manifestazioni per i diritti delle donne.
“Donna, vita, libertà” continua a essere anche il grido del Partito Democratico, al fianco di Narges e Taghi e di tutti coloro che si battono per i diritti, per la democrazia, per la libertà.
Una manovra che è un capolavoro di iniquità perché riesce a colpire tutte le generazioni: le più anziane perché fa cassa sulla sanità e sulle pensioni dei dipendenti pubblici e delle donne, le nuove generazioni perché mancano completamente il diritto allo studio, il diritto alla casa, il clima, il trasporto pubblico e il salario minimo.
Insomma, una manovra senza futuro. Con il taglio del cuneo, la riforma fiscale e ora pure gli sgravi per le lavoratrici con figli che durano solo il tempo di scavalcare le europee.
E come un fumogeno buttano fuori proprio adesso - che caso! - una riforma costituzionale pasticciata e pericolosa per distogliere l’attenzione da una manovra che sbugiarda la loro propaganda elettorale e non dà risposte al Paese.
Non glielo permetteremo, daremo battaglia in Parlamento e fuori, a cominciare dall’11 novembre in Piazza del Popolo a Roma.
Vi aspettiamo!
Di seguito troverai il link per registrarti, in modo che possiamo organizzare per tempo il treno speciale (o eventuale altro mezzo), che sarà a carico del partito.
https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSeG2ezIRe9uQq5KGPJ0MT8C7jTmR3T_U0TKhxqdHnpK7xai4g/viewform?vc=0&c=0&w=1&flr=0
A Bologna con le lavoratrici e i lavoratori de La Perla, che ogni giorno manifestano durante la pausa pranzo perché il fondo anglo-olandese proprietario del marchio non ha ancora presentato un piano industriale lasciando lo stabilimento nell’incertezza più totale sul futuro.
È urgente che il ministero acceleri i tempi e convochi l’azienda: se non riparte in fretta la produzione rischiamo di perdere questo marchio storico del Made in Italy e le competenze preziose di queste lavoratrici.
Non c’è spazio per la speculazione finanziaria che calpesta la dignità del lavoro.
Non lasciamole sole! Il Partito Democratico è al loro fianco.
Ho già sentito il Ministro Urso e abbiamo presentato un’interrogazione al Governo per chiedere attenzione e accelerazione.
Il dramma di Lampedusa è il fallimento delle politiche di esternalizzazione di questo governo. Accordi cinici con Paesi che non rispettano i diritti fondamentali, intanto gli arrivi aumentano e gli alleati di Meloni bloccano la solidarietà europea per lasciare sola l’Italia.
Il governo ferma le navi ONG che fanno soccorsi, e dimentica le sue responsabilità sulla prima accoglienza lasciando soli i comuni.
L’unica cosa che hanno saputo fare è una gara di cattiveria tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini, con un decreto che rende più difficile salvare vite in mare e smantella l’accoglienza diffusa, su cui servono risorse e una regia nazionale. Il contrario di ciò che servirebbe.
Noi continuiamo a batterci chiedendo con forza la solidarietà europea, vie legali e sicure per l’accesso a tutti i Paesi UE e una Mare Nostrum Europea perché l’Italia e Lampedusa non siano sole nell’accoglienza.
Yolanda Díaz, come Ministra del Lavoro di Spagna, ha messo al centro le battaglie per la dignità del lavoro, come il salario il minimo, che ha ridotto disuguaglianze e povertà.
In Italia invece la destra si oppone a qualsiasi proposta per contrastare la precarietà e ha scatenato una vera e propria guerra contro i poveri, anziché farla alla povertà.
Noi continueremo a lottare affinché anche in Italia si approvi finalmente la nostra proposta sul salario minimo.
E insieme alla battaglia per la dignità del lavoro, porteremo avanti quelle per difendere la sanità pubblica, per il diritto alla casa, per tutelare la scuola pubblica e contrastare i cambiamenti climatici, perché il PD ha un obiettivo preciso: migliorare la vita delle persone.
Grazie Yolanda per essere passata a trovarci alla Festa dell’Unità Nazionale!
A nome di tutta la comunità del Partito Democratico esprimo profondo cordoglio e mi stringo alle famiglie dei cinque lavoratori che questa notte hanno perso la vita a Brandizzo.
È una strage tremenda, cinque vite spezzate in un secondo mentre facevano il proprio lavoro.
Le indagini dovranno fare chiarezza su quanto accaduto, facendo luce sulle dinamiche e le responsabilità.
Ma una cosa è già certa. Non possiamo essere un Paese in cui si continua a morire di lavoro o di stage. Serve urgentemente un piano strutturale di investimento sulla sicurezza nei luoghi di lavoro che potenzi i controlli, assuma più ispettori, aggiorni i dispositivi, metta nuove tecnologie a servizio di una maggiore sicurezza, responsabilizzi i datori di lavoro e punti sulla formazione.
È uno sforzo necessario e irrimandabile per fermare questa strage quotidiana.
Elly Schlein
Elly Schlein
Mentre i cittadini aspettano da mesi gli aiuti, la destra chiacchiera a vanvera sui giornali.
La verità è che Giorgia Meloni aveva promesso il 100% di ristori per imprese e famiglie quando è andata a fare la sua passerella coi piedi nel fango in Emilia-Romagna nei giorni dell’alluvione. E ora?
Ad oggi siamo a zero risorse per i territori.
E oltre il danno a cui nessuno bada, anche la beffa di un ViceMinistro alle Infrastrutture e dei Trasporti #Bignami che rilascia interviste in cui non dà una sola risposta concreta ma dice che la colpa è dell’opposizione mentre al governo ci sono loro.
Il Partito Democratico non indietreggerà di un millimetro e, al fianco dell’Emilia-Romagna, continuerà a incalzare il governo. Perché le passerelle non bastano, servono le risorse.
Lo abbiamo detto in piazza di fronte alla stazione solo qualche giorno fa, il 2 agosto, in occasione dell’anniversario della strage di Bologna: non accettiamo ulteriori depistaggi e tentativi di riscrivere la storia, negando le evidenze processuali per cui l’associazione dei familiari delle vittime si è tanto battuta e la Procura di Bologna e le forze dell’ordine hanno lavorato in questi anni.
Tantomeno se questi tentativi ignobili arrivano dal portavoce del Presidente della Regione Lazio: servono dimissioni immediate. Se non riescono a farlo i vertici della Regione Lazio sia la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni a prendere provvedimenti immediati.
È grave che Meloni il giorno della commemorazione non sia riuscita a dire che quella di Bologna sia stata una strage neofascista, sarebbe gravissimo se continuasse a permettere ai suoi sodali di stravolgere la verità processuale.
Ponga fine, una volta per tutte, a questa scellerata aggressione alla storia del ‘900.
Le evidenze processuali dimostrano che è stata una strage di matrice fascista commessa da organizzazioni neofasciste, con un disegno eversivo, facilitato da apparati deviati dello Stato.
E se qualcuno fatica a riconoscerlo non è adatto a ricoprire incarichi istituzionali di nessun tipo.
Nasce da un’esperienza che abbiamo condiviso, quando lei era Ministra e io Vicepresidente di Regione e costruimmo insieme i protocolli per convincere il Governo a far partire i centri estivi per bambine e bambini appena dopo i primi mesi di chiusura del lockdown, perché era già evidente l’impatto sulla socialità e sui percorsi educativi della pandemia, che così ha aumentato le diseguaglianze.
Bonetti, allora ministra, riuscì a trovare le risorse fondamentali per organizzare le attività in sicurezza, risorse che furono messe a disposizione dei Comuni e attraverso di loro anche alle realtà del Terzo Settore, spesso in raccordo con le scuole e i loro progetti.
Superata la pandemia non è però superata la necessità di contrastare la povertà educativa e quindi è giusto dare continuità a quella intuizione e rendere strutturale il supporto ai Comuni per le attività educative e di socialità che organizzano anche col contributo del Terzo Settore. Una misura educativa rivolta all’infanzia che è anche, nella nostra esperienza, di forte inclusione sociale e di vero supporto alle famiglie nella conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.
Cara Elena, noi accogliamo il tuo appello e siamo disponibili a lavorarci trasversalmente anche con le altre forze politiche!
Elly Schlein
Trentuno anni dopo la strage di via D'Amelio continuiamo a chiedere verità e giustizia per loro e per tutte le vittime della mafia e i loro familiari. Perché il ricordo non può essere altro che questo: onorare la memoria di chi non c'è più con i fatti, con il nostro impegno quotidiano nel contrastare la criminalità organizzata e le sue infiltrazioni nella società, nell'economia legale, nella politica.
Continuare a far camminare il loro coraggio e le loro idee con le nostre gambe, con le nostre azioni. E aiutare chi è sopravvissuto.
Una battaglia che non passa soltanto dall'innalzare i presidi di legalità, ma che è anzitutto culturale e deve partire dall'educazione, dalle scuole. Dalla lotta per la giustizia sociale, che sottrae terreno alla ricattabilità su cui scommettono le mafie. Davanti al bisogno nessuno deve essere lasciato solo ed esposto, lo Stato deve arrivare prima. Deve essere al fianco di quegli amministratori e amministratrici che finiscono nel mirino delle mafie perché fanno rispettare le regole e la trasparenza nell'interesse collettivo, al fianco di quegli imprenditori e professionisti che non accettano i ricatti e le scorciatoie.
Ma vanno sostenuti. Dobbiamo essere, tutte e tutti impegnati ogni giorno, ovunque, in questa riscossa civile che sconfigga le mafie ovunque cerchino di attecchire. Questa sola può essere la nostra risposta, oggi come ieri".
Elly Schlein
Domenica 26 Febbraio un'imbarcazione con a bordo numerosi migranti (oltre 200) si è spezzata a un centinaio di metri metri dalla riva di Crotone.
64 sono i morti accertati, un numero indefinibile le vittime ancora da recuperare, si ritiene almeno 30-40.
Tra loro tantissimi bambini: 14 sono quelli recuperati tra cui due gemellini di pochi anni e un neonato di pochi mesi. Le vittime minorenni hanno un'età compresa tra i 14 anni e gli otto mesi.
La maggior parte dei migranti proveniva da zone devastate da guerra e terremoti come Afghanistan, Iraq, Iran, Siria.
La procura di Crotone ha aperto un fascicolo di indagine per approfondire quello che ha condotto a questa strage (dove i soccorsi che avrebbero potuto evitare la strage non sono pervenuti nonostante l'imbarcazione fosse stata segnalata da ore).
Il ministro italiano Piantedosi, in conferenza stampa, ha rilasciato delle dichiarazioni che in qualsiasi altro stato europeo e paese civilizzato avrebbero portato alle sue immediate dimissioni.
Di seguito le dichiarazioni del Ministro:
«L'unica cosa che va detta ed affermata è: i migranti non devono partire».. «La disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo le vita dei propri figli».
ANDREA ORLANDO SARÀ A BRESCIA A SOSTEGNO AD ELLY SCHLEIN
IL PROGRAMMA:
ORE 17 PASSAGGIO IN PIAZZA LOGGIA
PER COMMEMORARE LE VITTIME DELLA STRAGE DEL 28 MAGGIO 1974
ORE 18 PRESSO LA SEDE DEL PD IN VIA RISORGIMENTO 18 A BRESCIA
ANDREA ORLANDO INCONTRA I SINDACATI BRESCIANI SUL TEMA
LOTTA ALLE DISUGUAGLIANZE E PER IL LAVORO DIGNITOSO E DI QUALITÀ
VI ASPETTIAMO!
Elly che nome è?
«Un soprannome. Porto i nomi delle due nonne: purtroppo non le ho mai conosciute, e non volevo far torto a nessuna. La nonna fiorentina, Elena; e la nonna di origine lituana, Ethel».
Schlein è un cognome ebraico?
«Sì, e ne vado fiera. La versione originaria è Schleyen, semplificata quando il nonno emigrò a New York in cerca di fortuna. Cambiò anche nome: era Herschel, divenne Harry».
Da dove partì?
«Da un villaggio vicino a Leopoli, Zolkiew, che oggi è in Ucraina. Con mio padre Melvin ci siamo tornati nel 2018, con le foto e le lettere dei suoi zii, dei suoi cugini. Abbiamo forse ritrovato la via dove vivevano. Ma non è rimasto niente dopo l’Olocausto. Il nazismo non ha solo sterminato intere famiglie; ne ha voluto cancellare ogni traccia».
Cosa fece il nonno in America?
«Si spezzò la schiena. Prima come sarto. Poi aprì un chiosco di generi alimentari. Morì presto. Suo figlio, mio padre, conobbe mia madre Paola a Taormina. A un convegno sul federalismo».
Qual è il suo primo ricordo?
«Mi torna in mente il regalo del nonno materno quando avevo 7 anni: la Costituzione e i quattro codici commentati. Li portai a scuola, tutta fiera. Che imbarazzo...».
Chi era il nonno materno?